Pittura a stampa - Palinsesti 2025

Pittura a stampa - Palinsesti 2025

A cura di Alberto Vidissoni

Potrebbe sembrare una scelta calcolata: le ultime due edizioni di Palinsesti offrono uno sguardo su un singolo medium artistico, fotografia e calcografia. Arte e Fotografia nel 2024, On Paper oggi.
Uno dei protagonisti dello scorso anno provocatoriamente chiamava tutti all’azione: correggiamo – esortava così il pubblico – ogni manifesto della rassegna giacché serve un intervento minimo, quello di un segno diacritico, “arte è fotografia”. Ora ecco l’equivalenza che prova a sostanziarsi: Pittura a stampa.

La generosa disponibilità di Corrado e Gianluca Albicocco che hanno reso possibile questa mostra non fa di essa una storia del loro lavoro. Perché questa sarebbe inevitabilmente parziale: di più di trent’anni di attività si sono individuati alcuni episodi rispetto ad altri. Certo non è quel film di una vita i cui fotogrammi Corrado ha confessato di voler poter scorrere. Insomma, è una mostra non della stamperia ma delle opere uscite dal torchio e dal lavoro costante ed encomiabile di una stamperia.

Convocati nelle sale dell’Antico Ospedale dei Battuti, tutti gli artisti presenti (alcuni attivi in Friuli, molti provenienti da altri centri, dall’Italia o dall’estero) sono stati pittori o della pittura fanno la propria carta d’identità. Taluni hanno praticato le tecniche calcografiche per lungo corso, talaltri vi sono approdati più di recente: ma per ampliare le potenzialità del proprio linguaggio, mescolando le carte e giocando su più piani allo stesso tempo; e arrivando alla stampa per sentirla su di sé, fino a forzarne i limiti verso nuove frontiere. Il percorso della mostra si dipana a partire dagli archetipi dell’incisione, interpretata nelle modalità codificate da secoli di tradizione. Presto però è il segno veloce del pennello a scorrere sulla superficie della lastra del carborundum a costruire la forma attraverso il colore con una sensibilità eminentemente pittorica. Che l’avvio sia rappresentato da un’immagine della natura, o da una tormentata sensibilità esistenziale di scavo psicologico e mordente morale, il gesto di graffi e macchie allestisce una sinfonia del nero. Un grande lampadario sembra introdurre in uno spazio cupo, tetro, financo funereo: involucri senza corpo visti come in controluce, la figura diventa ombra di sé stessa.
E infine anche la geometria, dalle costruzioni più rigorose nel nitore aureo della misura o nell’ipnosi delle forme, accoglie il colore in un segno lirico e in un arabesco.